Ennesimo sciopero del trasporto pubblico locale. Lunedì 18 settembre l’AIR Campania, azienda di tpl che serve tra i vari comuni anche Avellino, ha aderito allo sciopero nazionale dei lavoratori dipendenti delle aziende del settore.
I disservizi si sono presentati per lo più negli orari serali (post ore 19 ndr) e hanno confermato la mancanza di una connessione tra il capoluogo irpino e altre realtà campane, simbolo di una terra sempre più abbandonata a sé stessa.
- Sciopero dei bus: io bloccato la sera a Napoli
- Lo sfogo: stanco di vivere in una terra così
- Avellino…quel treno che non arriva più
- La mia lettera: vittimismo o dato di fatto?
Sciopero dei bus: io bloccato la sera a Napoli
A subire i disservizi dello sciopero del trasporto pubblico locale di due giorni fa ci sono stato anche io.
Sono tornato da un viaggio di dieci giorni in Emilia Romagna. Lì ho avuto modo di partecipare a due importanti progetti e ho avuto la possibilità di confrontarmi con decine di giovani di diverse località d’Italia.
Ammetto che già in treno mi era salito un po’ di sconforto. Tutti parlano di trasporto pubblico che funziona, di fermate del bus segnalate correttamente, di pullman nuovi e non sgangerati, di treni regionali in orario (anche se vecchiotti).
Sceso a Napoli alle 20 e 36 mi dirigo al terminal bus del metropark. Sapevo dello sciopero ma a telefono con il centralino AIR mi avevano assicurato un’altissima probabilità che le corse ci fossero tutte.
Così attendo il bus delle 21 e 30, sì quello che costa ben 5,10 euro per fare Napoli-Avellino. Si fa orario ma non arriva nessun pullman diretto al capoluogo irpino.
Si ferma invece per qualche minuto un bus AIR diretto a Benevento, quello non aveva fatto sciopero. Chiediamo informazioni su quello per Avellino e l’autista non ci sa dare informazioni.
Sono circa le 22 quando, grazie a delle telefonate fatte ad amici e parenti, alcuni presenti confermano che un bus forse sarebbe partito alle 23 e 30…ripeto, forse.
Così il mio viaggio verso casa finisce in un’auto privata.
I motivi dello sciopero
Lo sciopero del trasporto pubblico locale è stato di livello nazionale. Gli operatori di questo settore chiedono aumenti salariali di 300 euro e una riduzione dell’orario lavorativo a 35 ore settimanali.
Lo sciopero è stato indetto dalle sigle sindacali:
- Cub trasporti;
- Sgb;
- Cobas lavoro privato;
- Adl Cobas;
- Faisa Confail.
Lo sfogo: stanco di vivere in una terra così
Mentre aspettavo i miei familiari che mi venissero a prendere, avevo il biglietto del bus in mano. Il nervosismo era altissimo…ero stanco, mi avevano assicurato che i bus ci sarebbero stati, volevo tornare a casa.
Così, ho aperto le note del mio cellulare e, pensando a tutti i disservizi che coinvolgono il trasporto pubblico locale avellinese e irpino, ho deciso di sfogarmi (pardon per qualche parola un po’ colorita):
«È quando succedono queste cose che mi viene da pensare che l’essere nato qui sia una condanna. Sono con le lacrime agli occhi, sono stanco di questo mondo diviso a metà».
«Oggi nelle aree interne del Sud un abitante, pure per andare in bagno, deve sperare che uno Stato nordcentrico gli abbia lasciato i soldi per la carta igienica del discount oppure che l’incravattato di turno non venda i fondi alla camorra o, ancora, che l’ente di pertinenza non sia senza funzionari e che quei fondi per garantire i servizi base li perda».
«Quando succedono queste cose vorrei vivere lontano chilometri, studiare fuori, passare una carta vicino al lettore e avere il diritto di entrare in un bus pulito e moderno e non in uno senza aria condizionata, sporco e rovinato come quelli che passano qui».
«Quando succedono queste cose vorrei avere una bacchetta magica per cambiare le cose. Vorrei svegliarmi in un’Italia unita in cui se qualcosa va male va ovunque male e se il Paese vince, vince tutto insieme…non solo quando sta la Nazionale in tv contro la Francia».
«Quando succedono queste cose mi chiedo il perché, il cosa abbiamo fatto di male…
Ed è quando succedono queste cose che poi mi fermo, mi guardo allo specchio e dico…mi sono rotto».
«E anche se con tutta la rabbia che ho addosso vorrei spaccare tutto e andare via, mi siedo, prendo carta e penna e inizio a progettare le idee che potrebbero cambiare in meglio questo territorio…se davvero un giorno qualcuno mi vorrà ascoltare o mi darà l’onore di amministrarlo».
«Ma alla fine che è successo? Hanno solo soppresso un bus, sto esagrando?…no, perché come diceva Totò che è la somma che fa il totale e io mi so rutt o cazz e continua a conta i problemi…»
«Sono del Sud, delle aree interne del Meridione e vorrei solo essere Italiano…come quelli del Nord».
Avellino…quel treno che non arriva più
Scrivendo questo sfogo sono entrato in stazione e mi sono reso conto di quanti treni regionali partissero da Napoli ogni pochi minuti.
Lo sciopero riguardava anche il trasporto ferroviario. Tuttavia le corse principali, se non tutte, erano attive. Guardando la tabella digitale scorrere ho pensato alla nostra Avellino, mai presente su quegli schermi.
Da noi il treno non passa più da anni. Siamo uno dei pochi capoluoghi di provincia a livello nazionale ad aveere una stazione e non il treno.
Benevento, Salerno, Napoli e addirittura Afragola hanno l’alta velocità…e noi? Nemmeno i vecchi treni della circumvesuviana.
Eppure siamo capoluogo…dovremmo avere una certa influenza a livello regionale e nazionale…ecco dovremmo. Peccato che chi ci amministra evidentemente non è capace di farsi valere.
Una buona fetta degli amministratori di questa provincia ha promesso l’arrivo del treno ad Avellino da anni e non c’è mai riuscito…sarà sfortuna o solo pura incapacità?
La mia lettera: vittimismo o dato di fatto?
Prima di pubblicare questa lettera ho ragionato tanto. L’ho inviata a un mio amico di Vercelli che studia a Milano, città dove le cose funzionano insomma.
Ho chiesto cosa ne pensasse e mi ha spinto a renderla pubblica.
Ci tengo a sottolineare: il mio non vuole essere vittimismo, questa terra non ha bisogno di compassione, pietà o assistenzialismo.
Il mio sfogo è un atto di denuncia. Un appello fatto da un 20enne che ha scelto, volontariamente e contro l’opinione di molti, di restare a studiare al Sud e di non abbandonare Avellino.
La mia lettera è una nota aperta a tutte le istituzioni. La stanchezza e le difficoltà di vivere in questo territorio sono sotto gli occhi di tutti.
I problemi aumentano di giorno in giorno. I giovani come me vanno via, i trasporti non ci sono, gli asili nido mancano, i servizi del Piano di Zona manco a pagarli, i consultori esistono solo sulla carta…
Potrei continuare per ore e ore, scrivere pagine e pagine ma i problemi di Avellino e dell’Irpinia li conosciamo tutti, amministratori compresi.
È arrivato il momento di una presa di coscienza. I “politici” che ci amministrano, se così li vogliamo definire, si devono svegliare. Devono iniziare a lavorare…sempre.
Ad Avellino, così come in tanti altri comuni dell’Irpinia ci saranno le amministrative a giugno 2024. Nel 2025 toccherà alle elezioni regionali.
Un consiglio a tutti coloro che si candideranno, che chiederanno voti casa casa, che sbandiereranno promesse ai quattro venti, che millanteranno di avere la ricetta giusta per salvare il territorio…ascoltate la popolazione e ricordate una delle frasi attribuite ad Alcide De Gasperi:
«Un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alla prossima generazione».
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