Avellino, il ministro mi risponde: Il Comune faccia rivivere quella chiesa

La Chiesa di San Nicola dei Greci ad Avellino

Il ministro della Cultura Dario Franceschini risponde alla mia lettera e chiama in ballo il comune di Avellino e il sindaco Gianluca Festa.

Bisogna riqualificare la Chiesa di San Nicola dei Greci. Governo e Soprintendenza ci sono. È ora di intervenire!

Chiesa di San Nicola: patrimonio dimenticato

Non è la prima volta che parlo della Chiesa di San Nicola dei Greci. Oltre a segnalare i soliti disservizi ho deciso di andare avanti.

È la comunità che cambia la città e non solo il sindaco, la giunta o il consiglio comunale.

Proprio per questo ho deciso di contattare direttamente il ministro della Cultura Dario Franceschini che subito si è attivato ed è intervenuto dopo la mia segnalazione.

Ma riavvolgiamo il nastro. Cos’è questa chiesa di San Nicola?

La chiesa di San Nicola dei Greci prima del totale abbandono
La chiesa di San Nicola dei Greci prima del totale abbandono. Fonte: www.cinquerighe.it

Chiesa di San Nicola: la storia

La chiesa di S. Nicola dei Greci, edificata secondo alcuni studi nel decimo secolo, era usufruita da un’importante comunità greca avellinese. Si trova alle spalle del Victor Hugo.

Dopo lo scisma delle due chiese del 1054, il culto ortodosso si conservò ancora per diverso tempo.
La chiesa venne sconsacrata nel corso del XVI secolo, ma fu riedificata nel suo sito originario a fine ‘600. Dopo il disastroso terremoto del 1732 venne riqualificata da una famiglia locale.

Parte della facciata dell’antica chiesa si è conservata fino al terremoto del 1980 che in Irpinia ha fatto danni enormi.

Oggi i resti della Chiesa antica, forse una delle testimonianze più importanti della comunità greca ad Avellino, versano in completo abbandono e la proprietà del bene è contesa tra il comune di Avellino e i privati. 

Rifiuti, erbacce e abbandono hanno ricoperto totalmente una struttura storica fondamentale che in altre città sarebbe stata valorizzata al massimo già da tempo.

https://youtu.be/eflz6pT1oCY
Le condizioni della Chiesa di San Nicola ad Avellino. Fonte: Thewam.net

Franceschini: il comune intervenga

Viste le mie varie segnalazioni fatte a mezzo stampa cadute nel vuoto, ho inviato una mail al Ministero dei Beni Culturali, diretto da Dario Franceschini.

Dopo qualche settimana ho ricevuto una risposta, con tanto di numero di protocollo e firma della segreteria.

«Il tempo intercorso tra la tua lettera e la nostra risposta è stato quello necessario alla Soprintendenza Abap Salerno e Avellino per effettuare il sopralluogo alla Chiesa di San Nicola dei Greci in Avellino», è scritto nella nota.

«L’opera di restauro potrà essere realizzata unicamente in condivisione con il Comune di Avellino che, in quanto parzialmente proprietario del bene, è tenuto a una serie di adempimenti cui la Soprintendenza potrà dare seguito».

Per il Ministero dei Beni Culturali, il comune deve non solo progettare i lavori e fare una prima stima dei costi, ma anche trovare i giusti accordi con la Soprintendenza sulle finalità dell’intervento e sulle prospettive di utilizzo e manutenzione del bene.

La Soprintendenza si è già attivata per sollecitare un incontro con l’Amministrazione comunale che, si legge nel corpo della mail «non ha dato alcun esito».

La lettera di risposta del Ministero dei Beni Culturali
La lettera di risposta del Ministero dei Beni Culturali

La mia speranza: l’intervento del comune

Dopo questo ennesimo sollecito anche da parte del ministero dei Beni Culturali, mi auguro che l’amministrazione Festa decida di intervenire.

Auspico che chiunque, sia dalla maggioranza che dall’opposizione, si metta al lavoro per recuperare un bene fondamentale.

Avellino dalla Dogana, dal Duomo, dalla Torre dell’Orologio e dalla Chiesa di San Nicola dei Greci deve ripartire se non vuole morire.

Ora basta promesse, parole e sogni.

È ora di trasformare tutto in realtà. Su su…tutti al lavoro!

Avellino e Solofra, stop al taglio selvaggio di alberi

capitozzatura avellino piazza d'armi

Fermate lo scempio del verde pubblico in Provincia di Avellino. Ogni giorno in diversi comuni assistiamo a tagli e potature sconsiderate che non fanno altro che danneggiare per sempre le piante.

Vedremo dove la situazione è davvero a rischio in Irpinia, i paesi dove si rischia di più, insomma. E poi capiremo come funziona una potatura corretta e quando la capitozzatura crea danni irrimediabili

Potature: non fanno sempre bene

Non tutti gli alberi sono fatti per essere potati e nessuna pianta è pronta alle capitozzature che sempre più spesso vengono praticate da chi gestisce la manutenzione del verde pubblico.

Ogni taglio infatti, provoca alla pianta una ferita che se infettata può dare vita a malattie o a funghi che danneggiano l’albero.

Non bisogna quindi più potare gli alberi? La risposta non è semplice quanto sembra. Le piante vanno aiutate a crescere e la potatura, soprattutto in contesti urbani può servire per motivi estetici. Bisogna però partire dal presupposto che un albero non è una decorazione ma un essere vivente.

La pianta non può essere trattata come si vuole. Le potature vanno fatte seguendo però dei rigidi criteri che cambiano da specie a specie. Non basta tagliare a casaccio dei rami per intenderci.

No alla capitozzatura

La capitozzatura in Italia è una pratica molto discussa alla quale le autorità hanno cercato di mettere un freno. L’ex ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, con un decreto ad hoc infatti ha cambiato il sistema della potatura delle piante.

La capitozzatura è concessa solo se un albero è gravemente malato e si vuole provare a salvarlo, o se si tratta di salici piangenti o gelsi per una questione estetica.

Bisogna infatti «evitare di praticare la capitozzatura, la cimatura e la potatura drastica perché indeboliscono gli alberi e possono creare nel tempo situazioni di instabilità che generano altresì maggiori costi di gestione», si legge nel testo .

capitozzatura
Un esempio di capitozzatura

Con la capitozzatura, l’albero attiva le gemme alla base per far crescere nuovi germogli che richiedono un grande sforzo per la pianta. In più si altera la forma naturale dell’albero, la sua estetica e si possono creare futuri problemi alla stabilità della pianta con rischi di rotture.

Grossi tagli come quelli della capitozzatura, diventano un facile punto di ingresso nell’albero per i funghi che degradano la lignina e la cellulosa provocando delle cavità. Così col tempo la pianta perde stabilità e diventa soggetta a crolli improvvisi.

La “capitozzatura legale”

Fatta la legge trovato l’inganno. E purtroppo è il caso anche delle nuove norme sulla capitozzatura.

Molti enti pubblici che continuano ad adottare questa pratica dannosa per l’albero, si giustificano affermando che si tratta di una potatura energetica. Una tecnica usata in inverno, quando la pianta è a riposo vegetativo, per sperare di rinvigorirla con la primavera.

Peccato però, come spiegano gli esperti, che il rischio di far ammalare o di storpiare la pianta è altissimo.

Perchè si fa la capitozzatura?

Rispetto alle classiche potature, la capitozzatura è più economica, semplice e veloce.

Anche se dannosa all’albero, è necessaria circa mezz’ora rispetto alle due o tre ore classiche usate per una potatura. Il personale da impiegare poi, ed è qui il problema maggiore, non deve per forza essere qualificato e quindi ha poca cura della pianta.

Avellino, il caso piazza d’Armi

Da qualche settimana a Piazza D’Armi sono iniziati degli interventi di “potatura energetica”, non documentati sull’Albo Pretorio comunale nel mondo più trasparente possibile (ma questi sono dettagli ndr).

Gli alberi, già sofferenti a causa delle radici tappate dall’asfalto, sono stati tagliati di netto e messi in pericolo dagli addetti ai lavori incaricati dal Comune di Avellino.

Le piante capitozzate sono di una specie molto diffusa in America, la Liquidambar styraciflua. Ed è qui che si evidenzia una totale inesperienza del settore verde pubblico di Avellino.

La Liquidambar styraciflua è una specie che ha bisogno di poche cure e si adatta molto all’ambiente in cui vive. Come dice l’esperto laureato in agraria Stefano Peroni sul sito trafioriepiante.it, «i liquidambar non andrebbero mai potati, salvo qualche sporadico taglio che elimini i rami secchi o storti, per non rovinare il portamento naturale».

Anche sui social molti cittadini hanno protestato contro i tagli ordinati dalla Giunta Festa dicendo «Uccidono la bellezza della città vi sembrerà una giusta potatura…il risultato lo vedremo tra qualche mese».

Solofra: di male in peggio

Purtroppo anche a Solofra è accaduta la stessa cosa se non peggio. Gli alberi di Viale Principe Amedeo sono stati capitozzati non curando le direttive nazionali del decreto Costa.

Per denunciare l’accaduto, tra lo sconcerto e la delusione dei cittadini, il Circolo Legambiente “Valle Solofrana”, ha richiesto al Comune di Solofra un accesso agli atti per conoscere le motivazioni dell’intervento.

Smog, Avellino maglia nera in Italia: ci avete rotto i polmoni

Legambiente Avellino protesta Mal'aria 3

Avellino è il capoluogo più inquinato del centro sud ed è anche una delle città più inquinate d’Italia.

Questo è quanto emerge dall’ultimo report Mal’aria di Legambiente. Protesta ambientalista davanti la Prefettura.

Legambiente Avellino protesta Mal'aria 2
Legambiente Avellino protesta Mal’aria

Il report di Legambiente

Come si legge sul sito ufficiale di Legambiente, il report annuale Mal’aria di città non ha portato buone notizie in Irpinia.

Avellino infatti, a causa dei suoi 78 sforamenti di Pm10 registrati nel 2020 nonostante il lockdown, si è classificata come settimo capoluogo con l’aria più inquinata del Paese.

Peggio dell’Irpinia c’è solo Torino, Venezia, Padova, Rovigo, Treviso e Milano, tutte città che si trovano nel settentrione italiano. Anche Napoli, Caserta, Salerno e Benevento hanno registrato dati migliori rispetto all’Irpinia.

I danni dell’inquinamento

L’inquinamento dell’aria causa ogni anno circa 2 milioni di morti premature nel mondo.

L’Organizzazione mondiale della Sanità, che da anni si batte chiedendo di diminuire i livelli di inquinamento in tutto il mondo, stima che con un basso livello di polveri sottili nell’aria ci sarebbe anche una netta diminuzione di infezioni respiratorie.

La prova che l’inquinamento molto spesso è causa delle morti di milioni di persone, è stato anche confermato lo scorso dicembre dalla giustizia inglese.

A Londra infatti, è stato riconosciuto l’inquinamento come causa della morte della piccola Ella Adoo-Kissi-Debrah che a 9 anni nel 2013 è scomparsa a causa di una grave forma di asma.

Proprio alla luce dei gravi danni provocati dall’inquinamento ad Avellino, gli attivisti di Legambiente Campania e del circolo Legambiente Valle Solofrana, hanno alzato la voce e hanno chiesto l’intervento delle autorità.

Legambiente Avellino protesta Mal'aria
Legambiente Avellino protesta Mal’aria

Ci avete rotto i polmoni

Da giovane molto sensibile alla tematica dell’inquinamento e della tutela del verde, anche io ho partecipato alla manifestazione di Legambiente.

I dati che sono emersi dagli ultimi studi sono allarmanti. L’Irpinia da isola verde e sana degli scorsi decenni, sta sempre più diventando il polmone nero della Campania e del Meridione.

Oggi è stato consegnato il report Mal’aria di Legambiente al Prefetto di Avellino, Paola Spena. La speranza è che chi di dovere intervenga il prima possibile.

Non bastano isole ecologiche o restrizioni sui riscaldamenti. L’Irpinia ha bisogno di una conversione green rapida e importante, che parta dal trasporto pubblico e arrivi alle industrie. Si deve intervenire subito. Mo’ basta. Ci avete rotto i polmoni!

Violenza sulle donne: studenti online per dire basta

battiamoci insieme no alla violenza sulle donne

Mercoledì 25 novembre, è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. ?

A causa dell’emergenza sanitaria molte manifestazioni di sensibilizzazione sul tema non potranno essere fatte. Così mi è venuta un’idea.

Flashmob online

Essendo anche io uno studente, mi sono reso conto che il problema della violenza sulle donne non viene mai affrontato abbastanza. ?

Ho perciò pensato a un grande evento online, a distanza, nel quale noi studenti siamo i protagonisti. ?

Il 25 novembre, gli studenti di tutte le scuole che hanno aderito e aderiranno all’iniziativa, potranno farsi un segno rosso simbolico sotto l’occhio destro o indossare una maglia rossa, scattarsi un selfie e taggare la page Instagram @battiamocinsieme. ?

Su questo profilo social tutti gli studenti potranno trovare notizie su come la violenza sulle donne sia presente in Italia. Grazie alla mia compagna di classe Noemi D’Archi, infatti, abbiamo ricercato diverse informazioni per rendere l’evento il più istruttivo possibile. ?‍?

Quante scuole hanno aderito?

Abbiamo fatto tutto in pochi giorni. Siamo riusciti ad arrivare, grazie ai social, in sette regioni diverse, da nord a sud. Gli studenti di Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Lombardia, Puglia, Sardegna e Sicilia infatti, parteciperanno all’evento.

Siamo riusciti a raccogliere adesioni di migliaia e migliaia di studenti unendo ben trentasei scuole, tutte con un unico obiettivo: combattere la violenza sulle donne.

Chi ha sposato la proposta?

Ecco le scuole che hanno aderito all’iniziativa grazie alla sensibilità dei rappresentanti di istituto:

Avellino

  • Convitto Nazionale Pietro Colletta

  • Istituto Agrario “Francesco De Sanctis”

  • Istituto tecnico Geometri “Oscar D’Agostino”

  • Liceo Scientifico “Vittorio De Caprariis” (Avellino, Altavilla e Solofra)

  • Liceo Classico, Scienze Umane ed Economico Sociale “Publio Virgilio Marone”

  • Istituto tecnico economico “Luigi Amabile”

  • Liceo scientifico “Pasquale Stanislao Mancini”

  • Istituto Alberghiero Ipseoa “Manlio Rossi Doria”

  • Istituto Tecnico Tecnologico “Guido Dorso”

  • Isiss Gregorio Ronca (Solofra)

  • Iiss Francesco De Sanctis (Sant’Angelo dei Lombardi)

  • Liceo Classico “Pietro Colletta”

  • Liceo “Paolo Emilio Imbriani”

  • Isiss “Paolo Anania De Luca”

Abruzzo

  • Iis G.Peano – C.Rosa (Nereto)

Calabria

  • Liceo Scientifico Leonardo Da Vinci (Reggio Calabria)

Campania

  • Ites Leonardo Da Vinci (Santa Maria Capua Vetere)

  • Isis Leonardo Da Vinci (Poggiomarino)

  • Liceo E.G. Segrè (San Cipriano d’Aversa)

  • Liceo Scientifico Armando Diaz (Caserta)

  • Liceo Alessandro Manzoni (Caserta)

  • Liceo Giannone (Caserta)

  • Istituto alberghiero Ipssart (Teano)

  • Its G. Buonarroti (Caserta)

  • Itis-Liceo Scientifico F Giordani (Caserta)

  • Liceo G.B. Piranesi (Capaccio)

  • Liceo Alfonso Gatto (Agropoli)

Basilicata

  • Iis Enrico Fermi (Policoro)

Emilia Romagna

  • Liceo Rinaldo Corso (Correggio)

  • Liceo Manfredo Fanti (Carpi)

  • Its Luigi Einaudi (Correggio)

Lombardia

  • Isis Giulio Natta (Bergamo)

  • ISchool (Bergamo)

  • Isis Luigi Einaudi (Dalmine)

  • Liceo Scientifico Lorenzo Mascheroni (Bergamo)

Puglia

  • Iiss Giuseppe Toniolo (Manfredonia)

Sardegna

  • Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II (Cagliari)

Sicilia

  • Iis Francesco Redi (Paternò)

  • Iss Quintino Cataudella (Scicli)

  • Iis Isa Conti Eller Vainicher

Viale Italia: la petizione di Antonio Dello Iaco

Viale Italia Avellino

Nel maggio del 2017, a 13 anni, Antonio Dello Iaco ha creato una petizione online sul sito Change.org. L’obiettivo era chiaro: chiedere la riqualificazione urgente di Viale Italia, una storica arteria avellinese, che era in pieno degrado.

Le varie tappe

Durante l’estate è riuscito a raccogliere 1500 firme da avellinesi di tutto il mondo che hanno accolto anche con stupore la sua iniziativa. ?

Ha così deciso di presentare la petizione al comune di Avellino con il quale si era già confrontato a maggio. È riuscito a sollecitare l’amministrazione pubblica e a far sbloccare i lavori di riqualificazione per tutto il viale. ?

Grazie a dei fondi cofinanziati dalla Regione Campania, adesso è prevista la piantumazione di 44 nuovi platani lungo l’arteria avellinese, la creazione di una pista ciclabile e l’installazione di una rotonda.

Altri platani

In tre anni, Antonio ha continuato a seguire la vicenda con assiduità, segnalando le varie problematiche della zona. Il comune di Avellino ha deciso di piantare altri ventiquattro platani resistenti al cancro colorato. ?

Questa malattia, nota in tutta Europa, è stata la causa della morte e dell’abbattimento di centinaia di platani ad Avellino. Purtroppo il cancro colorato non è curabile e per preservare la storia del viale, bisognava intervenire! ??

Lo stato dei lavori

I lavori finanziati con i fondi del 2017, sono iniziati finalmente lo scorso agosto 2020. Per ora è stata installata la rotonda provvisoria all’altezza della Chiesa di San Ciro ed è stato ristretto il marciapiede.

Nei prossimi mesi poi la ditta dovrà piantare i 44 platani promessi dal comune di Avellino e dovrà realizzare la pista ciclabile. ?‍♂️