La storia lascia il segno. I ricordi dei momenti più bui, col passare del tempo, diventano fondamentali per evitare di ripetere gli errori del passato.
Nel 1943 in Italia si è chiuso uno dei capitoli peggiori della storia nazionale: il fascismo. Eppure ad Avellino i segni dell’industria totalitarista ci sono ancora.
Le pastorali fasciste
Passeggiando lungo Corso Vittorio Emanuele, basta girarsi a destra o a sinistra per notare una delle opere che meglio rappresenta la presenza fascista ad Avellino.

Si tratta dei lampioni o pastorali. Da un lato della base è visibile lo stemma del comune di Avellino: l’agnello con la bandiera cittadina seduto sul libro rosso.
Dall’altro lato invece campeggia un grande fascio littorio, simbolo principale della dittatura di Mussolini.

Lampioni di Avellino: a quando risalgono?
I fascisti avevano un calendario tutto loro. Contavano gli anni a partire dal 1922. Per intenderci il 1922 era l’anno primo (I in numero romano), il 1923 l’anno secondo (II) e così via.
Ogni pastorale, come ha spiegato lo storico Andrea Massaro, ha una netta indicazione dell’anno di installazione (XII, che significa 12esimo anno, il 1934 per capirci ndr.)
Accanto al fascio littorio ci sono i numeri romani che simboleggiano proprio in che anno ci trovavamo quando Avellino ha visto apparire la nuova illuminazione lungo il Corso principale della Città.
I tombini superstiti
Il simbolo del fascio littorio però non si è fermato solo ai lampioni. Se siete dei tipi attenti, avrete notato su alcuni dei tombini sparsi in città la stessa effige.
Con il passare dei decenni molti di questi tombini sono stati sostituiti e, chissà, forse alcuni si trovano ancora nei depositi comunali.
Fasci ovunque: mania di protagonismo?
Abbiamo affrontato con Andrea Massaro la questione della presenza dei simboli fascisti in tutto ciò che è stata costruito o installato in città durante il ventennio.
Dagli anni venti, c’era la prerogativa di rappresentare il fascio in ogni occasione…anche nel lavoro su oggetti come tombini e lampioni.
Sulle mura dei palazzi, come ci ha confermato lo stesso Massaro, venivano impresse scritte che inneggiavano a Mussolini come la nota «Dux» o l’emblema «Vincere e vinceremo!».
Il duce ad Avellino
La diffusione dei simboli fascisti in città coincide, quasi interamente, con il 1936, anno in cui nel capoluogo irpino sfilò il duce Benito Mussolini, il Re d’Italia e tanti altri gerarchi fascisti.
Avellino non si fece trovare impreparata.
Erano in corso le guerre coloniali in Etiopia, l’Italia stava acquisendo potere nella scena internazionale e Mussolini e Hitler iniziano ad avvicinarsi come non mai.
Il duce dopo essere passato per Napoli arrivò ad Avellino dove fu accolto con un’enorme “M” alta dieci metri all’ingresso dei platani. Una lettera che aveva la funzione di arco di trionfo.

La sua visita in città terminò dopo ore di cortei e manifestazioni, quando Mussolini si affacciò sul balcone del Palazzo di Governo decordato per l’occasione con fasci luminosi sulla facciata.
Scopri qui la gallery sul fascismo ad Avellino del sito avellinesi.it
L’ex Gil
Un anno dopo la visita di Benito Mussolini in città, fu inaugurato anche il cinema al Palazzo della Gioventù italiana del littorio (ex Gil).
Con la sua architettura tipica dell’era fascista,la colonna in marmo in primis, era nato per allungare via Littorio (attuale Corso Europa).
Il progettista fu Enrico Del Debbio che inserì anche una sala cinematrografica all’interno del palazzo inaugurata nel 1937 con il nome di Cinema Eliseo. Da anni emblema di degrado e abbandono.
Simboli fascisti: vanno eliminati?
Ognuno di voi avrà un’idea diversa rispetto a questa tematica. C’è infatti chi sostiene che tutti i simboli riconducibili al fascismo debbano essere eliminati per cancellare ogni traccia di questo periodo e chi invece non è molto d’accordo.
Ecco, io rientro nel secondo gruppo. I simboli del fascismo su palazzi, lampioni, tombini e così via non vanno eliminati anzi, vanno conservati.
Sì, perchè ogni volta che camminiamo e li notiamo dobbiamo ricordarci di quello che il passato è stato. Perchè, come diceva George Santayana, «coloro che non ricordano il passato, sono condannati a ripeterlo».
3 risposte su “Fascismo ad Avellino: ecco tutti i simboli. Vanno eliminati?”
Salve.
Ritengo che a prescindere dalla propria ideologia, non vadano assolutamente rimossi.
Fanno parte della nostra storia, patrimonio da conservare e tramandare.
La storia è storia. Non va toccata. Togliete le pensioni, l’acquedotto, le bonifiche, la tredicesima e tutto ciò di cui ne beneficiano oggi… ipocrisia allo stato puro!
Non sono I simboli “esterni” a fare danno, ma la mancanza di un’analisi serena su quel periodo, senza faziosita’.