Dogana Avellino, idea parco eventi per restituirle dignità

Dogana di Avellino antonio dello iaco

La Dogana di Avellino…sono anni che se ne parla e nessuno fa nulla. Pensate che un giovane come me la ricorda sempre avvolta da tubi e impalcature per evitare che cada.

Eppure per secoli ha attirato artisti e intellettuali da ogni angolo d’Italia. E se si ripartisse da un’area verde da destinare a eventi culturali?

Dogana Avellino
Come appariva la Dogana in passato

La Dogana di Avellino: un patrimonio unico

Grazie ad Andrea Massaro e al libro “La Dogana di Avellino” di cui mi ha omaggiato, ho potuto conoscere nel dettaglio tutta la storia di uno dei monumenti più trascurati della nostra città.

La principale funzione della Dogana era quella di una moderna “borsa” del grano in quanto fissava sul mercato i prezzi dei cereali e di tanti altri prodotti.

Nel 1674 Cosimo Fanzago, uno dei massimi esponenti del barocco napoletano, restaurò del tutto la Dogana donandole anche un spetto più moderno e abbandonando lo stile medievale.

Custodita dall’obelisco dedicato al re bambino, Carlo II d’Asburgo, la Dogana ha assistito a tutte le principali vicende storiche della città. Dalle rivolte popolari, alle conquiste, ai periodi floridi al secondo conflitto mondiale e al terremoto del 1980.

I danni della Dogana di Avellino con i bombardamenti del 1943
I danni della Dogana di Avellino con i bombardamenti del 1943.
Fonte: http://historyfiles.altervista.org/

Con l’abolizione della feudalità, inizia il declino della Dogana di Avellino. Si iniziò a pensare a un restauro totale della vecchia dogana già nel 1835 ma nessun progetto fu mai approvato.

I danni dei terremoti del 1694, 1732 e 1980 sono stati enormi. A questi va aggiunto il tragico incendio che ha colpito la Dogana negli anni ’90 e tutta la querelle per l’acquisizione da parte del comune di Avellino del monumento che hanno solo ritardato il restauro di un nostro simbolo.

La Dogana in America

Come ha scritto Massaro nel suo libro, della Dogana se n’è parlato anche negli Usa durante la fiction The Sopranos. Nella dodicesima puntata, l’avellinese Isabella (interpretata da Mariagrazia Cucinotta) parla dei danni del terremoto del 1980.

Dice proprio che «non c’è rimasto molto, soprattutto dopo il terremoto, ma in una piazza del centro c’è un palazzo. È del seicento, un vero capolavoro, il Palazzo della Dogana».

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Tra idee, politica e archistar

Poche settimane fa il sindaco di Avellino Gianluca Festa ha annunciato di aver dato al noto architetto Massimiliano Fuksas l’incarico di progettare il restauro della Dogana di Avellino.

Massimiliano Fuksas

Come sempre l’opinione pubblica si è divisa. C’è chi crede che questa possa essere una reale possibilità per restaurare la Dogana e chi pensa che non fosse necessario spendere migliaia di euro solo per un progetto.

In più c’è chi oramai crede molto poco alla parola delle istituzioni. Dopotutto sono anni che viene promesso il restyling della Dogana e nessun amministratore è stato capace di dare seguito alle sue parole.

Dogana: c’è davvero la volontà di salvarla?

Io sono sempre dell’idea che se si vuole fare qualcosa si può fare. È una vergogna che in tutti questi anni nulla sia stato portato a termine.

Eppure in tutte le altre città d’Italia, monumenti come quello della Dogana non sarebbero rimasti nemmeno un anno in queste condizioni.

La Dogana di Avellino
La Dogana di Avellino

Viviamo in una città che ha tante potenzialità e che davvero potrebbe sfruttare le poche ma importanti bellezze che ha per diventare di nuovo un punto di riferimento della Campania e del sud Italia.

Bisogna essere più uniti perché solo se protestiamo, segnaliamo e alziamo la voce tutti insieme e in modo civile che le cose davvero cambieranno.

La mia idea per la Dogana

Da giovane che ama Avellino, non posso non dare la mia idea sulla Dogana che verrà.

Desidero tanto che il sontuoso palazzo, di cui resta solo la facciata di altissimo valore storico e culturale, non diventi un nuovo “scatolone” chiuso che la città non potrà sfruttare.

Sì, rischiamo di fare la fine dell’Eliseo, del Casino del Principe (prima che arrivavassero i ragazzi di Avionica), dell’ex asilo Patria e Lavoro e di tante altre strutture di Avellino abbandonate.

Io restaurerei solo la facciata e creerei uno spazio verde o uno spiazzo per concerti ed eventi vari alle spalle dell’opera del Fanzago.

Dopotutto nel centro storico cittadino verde pubblico non ce n’è e uno spazio che connetta piazza Amendola al retro della Dogana sarebbe facilmente sfruttabile per degli eventi culturali.

Il bacio di Dorotea salverà Avellino

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«Se Maometto non va alla montagna è la montagna va da Maometto», recita il celebre proverbio. Questo è accaduto nel centro di Avellino.

A piazza Trieste e Trento i cittadini hanno deciso di prendersi cura della zona da soli. Installata anche un’opera d’arte.

Cittadini al lavoro

Dopo tanta burocrazia e voglia di fare, i cittadini di via Masucci, via Roma e Piazza Trieste e Trento hanno vinto e con loro tutta Avellino.

Lo scorso 14 febbraio infatti è stata inaugurata la nuova piazza Trieste e Trento, totalmente gestita dai cittadini della zona.

La riqualificazione dell’area è stata portata avanti dall’artista napoletana, avellinese di adozione, Dorotea Virtuoso che con amore e dedizione ha raccolto gli appelli dei cittadini della zona.

L’opera d’arte

Erba tagliata, aiuole pulite, fiori piantati e una gigantesca opera d’arte. Così appare oggi Piazza Trieste e Trento ad Avellino.

L’artista Dorotea Virtuoso ha deciso di donare alla città l’opera “Il Bacio” che rappresenta due persone che si amano. Il messaggio principale è la rinascita e la speranza di tornare al più presto alla vita “normale”.

L’installazione dell’opera è stata possibile anche grazie alla collaborazione degli ingegneri Massimo Maglio e Alessandro Lima e l’architetto Andrea De Cristofaro

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Una foto dell’opera di Dorotea Virtuoso

Unione tra comune e cittadini

Mesi fa è iniziata la riqualificazione della piazzetta di via Trieste e Trento da parte dell’amministrazione comunale.

L’area era in pessime condizioni. Il vecchio giardino verticale installato anni fa era seccato e le piogge avevano fatto diventare le spugne e le piante secche degli ottimi rifugi per gli insetti. Per non parlare poi della sporcizia che si annidava tra le piante e di come si erano rovinate le sedute e le aiuole.

Dopo tante segnalazioni fatte dai cittadini della zona e non solo, sono iniziati i lavori di riqualificazione della piazzetta.

Tutto è stato rimosso e la struttura è stata dipinta con i colori arcobaleno, simbolo di speranza e rinascita. Gli alberi sono stati potati e le erbacce tagliate.

Il cartello in una delle aiuole di Piazza Trieste e Trento

Ci vorrebbero tante Dorotea…

Il comportamento di Dorotea Virtuoso è solo da ammirare. Lo testimoniano, anche, i tantissimi complimenti che ha ottenuto sui social con la sua iniziativa.

Ora della zona se ne occuperanno i cittadini di via Maffucci, via Roma e via Trieste e Trento guidati da Dorotea.

Loro, dando il buon esempio in primis a chi ci governa e poi a tutta la città, cureranno il verde, la pulizia e la manutenzione della piazzetta.

…e tanta meno burocrazia

Purtroppo come potrete immaginare il processo per adottare uno spazio verde è lungo e laborioso al comune di Avellino.

Tuttavia la volontà e la tenacia dei cittadini è invicibile come è accaduto nel caso di Dorotea.

È necessario però che l’amministrazione comunale sia più vicina alla città e coinvolga i cittadini alla cura della città. Solo così, adottando spazi verdi (una delle mie idee da tempo), curando piazzette e zone di quartiere, si potrà ritrovare il vero senso di comunità.

Avellino: degrado a via Verdi. Ripartiamo da scuole e commercio

Via verdi Avellino degrado

C’erano una volta gli alberi via Verdi ad Avellino, ora è rimasto solo il nome della strada.

Da anni i platani che caratterizzavano la traversa del centralissimo Corso Vittorio Emanuele, sono stati abbattuti e nessuno ha mai pensato di piantarne di nuovi.

Morto un albero non se ne pianta un altro

Nel giro di pochi anni, uno dopo l’altro, sono scomparsi i diversi platani di Via Verdi. Le piante, alte più di venti metri, costeggiavano uno degli ingressi del Carcere Borbonico.

Quella che prima era una zona fresca d’estate, oggi è diventata solo un ricettacolo di rifiuti 

Nessuna amministrazione comunale ha mai pensato di sistemare le aiuole e piantare nuovi alberi nel terreno oggi lasciato all’incuria.

via verdi Avellino
Uno scatto in una delle aiuole di via Verdi.

Platani nuovi? Forse non si può

Al posto dei grandi alberi di via Verdi che, lo ricordo ancora una volta, erano alberi alti oltre venti metri, non si potranno mettere nuovi platani. O almeno per ora.

Quando viene abbattuto un platano malato, infatti, bisogna aspettare oltre quattro anni per far sanare il terreno (che dovrebbe essere trattato in un modo particolare) e poi piantare un altro platano.

Tuttavia niente vieta di piantare nuove piante di specie diversa. Il problema reale è che non c’è mai stato interesse a farlo.

Via verdi Avellino 1
Una delle aiuole di via Verdi.

Via Verdi: ripartiamo così

Via Verdi è una delle tante zone della città che necessita di una riqualificazione urgente. È vergognoso che attorno a un monumento come il carcere Borbonico, che in altre città sarebbe più che valorizzato, ci sia una strada abbandonata in questo modo.

La prima idea che mi viene in mente, per riqualificare quasi a costo zero Via Verdi, è quella di creare un progetto con le scuole elementari del capoluogo.

Si potrebbero infatti organizzare delle iniziative dedicate all’ambiente. Le scuole  si aggiudicherebbero la cura di uno spazio verde per un determinato periodo.

Ovviamente i fondi per le istituzioni potrebbero essere finanziati con delle sponsorizzazioni mirate o semplicemente con l’aiuto dei cittadini volontari o delle associazioni.

Via verdi Avellino
Il tronco di uno dei platani abbattuti a Via Verdi.

Un’altra idea è quella di affidarsi ai commercianti. Si potrebbero incentivare le attività commerciali della zona ad adottare queste aiuole, a piantare nuovi alberi e a curarle.

Perché i commercianti dovrebbero farlo? Beh, in cambio di incentivi fiscali sulle tasse comunali, come Tosap e Tari, da parte del comune che avendo degli spazi verdi in meno da curare, finirebbe per risparmiare soldi e tempo.