Basta lamentarsi e dire Mai una gioia. È arrivato il momento di fare del bene e rendere felici le persone che ci sono vicine. Nasce così il ‘Na Gioia Project.
Si tratta di un’iniziativa della Gioventù Francescana Campania iniziata il primo gennaio 2021. Oggi ce ne parlerà Domenico D’Angelo, uno degli ideatori.
Dall’inizio dell’anno, cinquanta ragazzi hanno iniziato a stare vicino alle fasce più deboli della loro comunità regalando gioie e sorrisi e risolvendo tanti piccoli problemi.
Le azioni buone portate avanti sono tante: dal fare compagnia agli anziani soli al bar, al donare capelli o sangue a chi ne ha bisogno, al distribuire pacchi alimentari a chi è in difficoltà.
Come nasce ‘Na gioia Project?
«La diffusione del motto “Mai una gioia”, in apparenza goliardico, ci ha fatto riflettere. Può nascondere un messaggio pericoloso: la rassegnazione verso la vita», ha detto Domenico.
«Con l’inizio della pandemia poi questa frase ha preso il sopravvento. Volevamo raccontare la possibilità di gioire, il segreto dell’allegria».
Il messaggio è semplice e potente: fare del bene una volta al giorno.
Così Domenico e i suoi, hanno radunato cinquanta ragazzi da diversi posti della Campania.
Ognuno ha un compito: fare la sua buona azione una volta al mese, ha spiegato Domenico.
«Vedo il mio territorio, mi giro intorno e noto che ci sono tanti motivi di gioia. I giovani sono chiamati a guardare con occhio critico le situazioni che si presentano davanti e coglierne sempre il lato positivo».
«L’idea è: guarda il grigio intorno e coloralo. Crea una semplice opportunità nei casi di maggiore sofferenza».
L’obiettivo dei 365 giorni
‘Na gioia project è iniziato il primo gennaio 2021 e oggi ha raggiunto le 163 gioie, l’obiettivo è arrivare a 365 gioie.
«Questa sfida e questo obiettivo ci gasano come se fossimo all’interno di una missione che tutti vogliamo portare a termine», ha detto Domenico.
«È fondamentale in questo progetto dare valore a tempo. Molti giovani provano una sensazione di incapacità e impotenza davanti al tempo. Non gli si dà valore solo con il lavoro o lo studio, ma anche dedicandosi agli altri».
Quelli di ‘Na gioia project, sono giovani che hanno vite piene ma riescono a riempire anche quelle degli altri.
«Noi lo facciamo quasi per “egoismo” – ha rivelato Domenico -. Ci fa stare bene vedere gli altri sorridere, regalare gioie e cambiare piccole situazioni di disagio nelle nostre comunità».
Progettare a distanza
Domenico ha raccontato che all’inizio conosceva solo pochi dei ragazzi e delle ragazze che hanno aderito al progetto.
Il gruppo si è formato e conosciuto online. Anche se a distanza infatti, i partecipanti hanno avuto la possibilità di capire come approcciarsi al meglio alle varie situazioni e a non mettersi a un livello superiore rispetto a chi è in difficoltà.
«Nonostante le iper restrizioni e le zone rosse, ciascuno è riuscito a trovare un esempio ovunque, anche nella propria casa».
Il potere dei social
Il team di ‘Na gioia project, condivide tutte le storie raccolte, gli aiuti dati e i problemi risolti, sui social.
Sulla pagina Instagram ufficiale dell’iniziativa infatti, ogni giorno attraverso delle foto e dei brevi testi i giovani raccontano le loro esperienze.
«Condividiamo tutto sui social per far assaporare alla gente queste gioie ogni giorno».
Team e partecipanti
Il progetto è stato messo su in primis da Domenico, dal suo amico Francesco e da un’equipe di 5 ragazze. Oggi vanta circa cinquanta ragazzi e ragazze dai 18 ai 30 anni.
I partecipanti non sono tutti Cristiani. «Abbiamo persone di tutti i credi, ideologie. L’importante è arrivare a un obiettivo comune: la diffusione della gioia e del far stare bene gli altri», ha affermato Domenico.
La forza della condivisione
Per descrivere questa esperienza, Domenico ha scelto la parola squadra. «Da solo non puoi pensare di poterti dedicare a questo progetto. La condivisione è stata la chiave di tutto».
«Vogliamo appena sarà possibile vederci da vicino. Se questo progetto avrà un’evoluzione si fonderà sul contatto umano e sulle relazioni…su una grande squadra».
Le storie di ‘Na gioia project
Le storie raccontate sui social sono una più bella dell’altra. Domenico ci ha spiegato che con il progetto hanno dato voce soprattutto ai nuovi poveri.
Una delle gioie infatti ha visto protagonista un musicista che a causa della pandemia si è trovato senza lavoro.
Questo artista ha ricevuto gratuitamente un sito internet per tornare di nuovo a diffondere la sua musica e a guadagnarsi da vivere.
Ci sono poi persone che per esempio hanno aiutato famiglie in difficoltà o altre che hanno dato lezioni di italiano gratuite agli stranieri per farli integrare.
«Sono idee tutte semplici ma che hanno reso felici gli altri», ha commentato Domenico.
Dubbi e futuro
Domenico ci ha rivelato i dubbi sulla partenza del progetto. «All’inizio abbiamo pensato che potesse essere molto complicato soprattutto per la situazione Coronavirus».
«Ci siamo resi conto però che c’era e c’è una forte esigenza comune di gioia. Il trend del mai una gioia è falso. Non rispetta ciò che i giovani vogliono».
Quando il progetto è partito, le richieste di collaborazione sono state tante. L’idea è quella di continuare anche l’anno prossimo. Ora però Domenico e tutti i partecipanti sono concentrati sul primo obiettivo: assicurare a tutti una gioia al giorno.
«Noi avevamo paura di cominciare perché il fallimento fa paura quando ci metti la faccia e tutto te stesso. Non ci siamo fatti frenare da questo. Persa una missione infatti, non è detto che non se possa iniziare un’altra».
Le difficoltà
Potendo contare su cinquanta giovani, non è sempre semplice organizzarsi nel lavoro, far conciliare gli impegni di tutti e gestire gli imprevisti.
Proprio per questo, il team di ‘Na gioia project, ha pensato di redigere una lista di gioie impreviste, da scongelare in caso di emergenza. Gesti sempre semplici ma più usuali come portare degli indumenti puliti al clochard del paese o andare a donare il sangue.
«Un’altra difficoltà è l’estate – ha detto Domenico -. Dire 365 giorni significa che il 25 dicembre devi organizzare una gioia, così il 15 agosto quando vorresti stare sotto l’ombrellone».
«L’ottica è quella di non far diventare un’ansia raccontare una gioia. Si tratta di vivere una situazione positiva per gli altri circa una volta al mese per ogni ragazzo. Io pensavo quanto fosse assurdo non riuscire a donare un pezzetto di tempo ogni trenta giorni. Dire che non si ha tempo è una bugia».
Far parte di ‘Na gioia project
Per accedere al progetto è stato creato un form Google. I partecipanti si sono prima formati e poi sono entrati in un gruppo Whatsapp per le varie comunicazioni.
Ogni mese ci si prenota per quello successivo. «Ciascuno individua la propria gioia che non deve nascere e finire in un giorno ma deve avere una progettualità, deve essere incisiva», ha detto Domenico. Una volta vissuta la gioia, la si condivide attraverso delle foto o dei brevi testi che andranno a finire sui social.
«Il mese scorso hanno aderito dieci nuovi ragazzi. Di tanto in tanto facciamo nuove “chiamate alle armi” sui social – ha concluso Domenico -. Chi è affascinato al progetto può scriverci in privato e vedremo come farlo entrare nel team»